LA DESTRA: IL “MANIFESTO PER LA CULTURA”
La Consulta per la Culturapresieduta da vicesegretario Nazionale Nello Musumeci: Guardare al contemporaneo e alle identità locali per rilanciare la cultura italiana
ROMA – È stato diffuso oggi il Manifesto per la Cultura - Politiche 2013, redatto dalla Consulta per la Cultura de «La Destra»,coordinata dall’On. Nello Musumeci, vicesegretario nazionale del partito e deputato del Parlamento Siciliano. Il Manifestoprende spunto dalle politiche di questi ultimi anni che hanno progressivamente relegato la questione culturale agli ultimi posti delle graduatorie nelle agende di governo e critica la politica di tagli, devastanti nel campo della cultura, di cui il governo Monti è stato massima espressione. Il documento approvato dalla Consulta per la Cultura de «La Destra»,propone di potenziare, al contrario, gli investimenti nel settore della cultura, del turismo e della formazione, scommettendo sul potenziale che rende l’Italia unica al mondo: le specificità dei territori (agricoltura, enogastronomia, tradizioni artigianali, etniche e religiose), le bellezze monumentali e artistiche, la magnificenza del paesaggio. Il Manifestoper la cultura contesta, poi, l’importazione di modelli esteri, emulati a discapito di una originalità nazionale, e mette l’accento sull’indebolimento progressivo delle azioni di tutela, da parte delle Istituzioni, nei confronti delle specificità culturali, creative, paesaggistiche, territoriali e imprenditoriali. A fronte di questo, «La Destra» propone di puntare sulla cultura contemporanea, “poiché – si legge nel Manifesto per la cultura - la costruzione dell’identità non conosce battute d’arresto: continua, sempre, e si nutre delle energie del presente, assieme a quelle del passato. Arti contemporanee, industria della moda e del design, ricerca scientifica e accademica, voci dissonanti e di sperimentazione, sviluppo di sistemi creativi, progettazione di segni e forme nuovi: l’orchestrazione dei molti fermenti culturali di una Nazione passa anche e soprattutto da qui”. Il Manifesto per la Cultura de «La Destra», contrappone, inoltre, alle insidie e alle complessità della globalizzazione, la valorizzazione di una cultura locale; declinata secondo logiche di competitività e di dialogo internazionale: “siamo quelli del glocal - si legge – che arginano le spinte ultra-liberiste del centrodestra e credono nella necessità di ripartire dai luoghi e dalle tradizioni. Quelli che puntano a un’Europa delle Nazioni, dei diritti uguali per tutti e delle mille differenze culturali, da esaltare e non livellare. Un’Europa unita dalle naturali, antiche solidarietà sociali, e non dalle sole esigenze di una fredda moneta comune. Un’Europa che lavori per costruire cooperazioni armoniche all’interno dell’area del Mediterraneo, favorendo gli interessi economici, i diritti e lo sviluppo dei popoli europei e rafforzando il dialogo con quelli extraeuropei. Ed è in questa direzione che la Destra sociale continua a muoversi, consapevole di quanto questo sia, essenzialmente,cultura. Cultura come nodo da cui determinare un’immagine reale della questione europea; cultura come possibilità concreta per un new deal che conduca oltre la crisi; cultura come strategia di sviluppo che punti alle specificità e alle sapienze dei territori. Cultura, infine, come desiderio, immaginazione, azione”. “Una Nazione ricca intellettualmente – spiega Nello Musumeci, coordinatore nazionale della Consulta per la Cultura - è una Nazione capace di generare ricchezze nuove e di mettere a frutto quelle antiche. Questo è il Nuovo Corso che immaginiamo”.
LE PROPOSTE DE «LA DESTRA» PER LA CULTURA ITALIANA:
- Politiche di defiscalizzazione per privati che acquistino opere d’arte o che sostengano, con forme di mecenatismo, istituzioni e progetti culturali.
-Defiscalizzazione per le aziende che investano in cultura, che acquistino opere d’arte o che producano progetti culturali.
- Sostegno alle nuove imprese creative e alle imprese giovanili in fase di start up, attraverso strumenti di consulenza, di finanziamento e di incubazione.
-Rimodulazione dell’IVA per prodotti culturali.
- Politiche consortili che agevolino nei costi di produzione e organizzazione le piccole gallerie e le piccole imprese creative, arrestandone il processo di sparizione: una soluzione, quella dell’associazionismo, che diventa strategia per affrontare i mercati globalizzati e per proteggere le specificità territoriali.
- Politiche di agevolazione e di sostegno (in termini economici, ma anche di offerta di servizi e spazi) per il non profit e la ricerca.
- Sostegno alle imprese creative e, nello specifico, al settore del made in Italy, nel tentativo di rafforzare l’export e di essere competitivi incentivando la produzione e la diffusione delle eccellenze italiane.
- Incremento e sviluppo di servizi, impianti e strategie di comunicazione, a favore del turismo culturale.
- Azioni di tutela e conservazione del paesaggio e dei beni culturali, con adeguamento dei servizi aggiuntivi, secondo standard europei e con investimenti per l’innovazione tecnologica.
- Sinergia forte tra mondo della formazione e mondo del lavoro, incrementando la partecipazione degli studenti al lavoro nella piccola impresa ma anche nella bottega: il recupero e la salvaguardia della tradizione artigianale si sposa con la formazione manageriale e con la ricerca creativa contemporanea, in linea con il trend del momento (vedi settore moda e design).
-Investimenti per la realizzazione e il completamento di opere pubbliche vocate alla cultura, creando occasioni di lavoro; aumento dei luoghi di promozione, fruizione e produzione culturale, anche fuori dai grandi centri e verso le periferie (musei, scuole, biblioteche, circoli, gallerie, cinema, teatri…).
-Coinvolgimento dei privati nella gestione degli spazi culturali pubblici e incoraggiamento delle forme di mecenatismo per il supporto di grossi progetti di produzione, restauro e conservazione. Mantenendo fermo il ruolo di monitoraggio e di controllo dell’istituzione pubblica, che ha la proprietà degli spazi e che detta le linee guida dei progetti, occorre sperimentare il modo in cui la managerialità, l’efficienza e la tempestività del privato possano compensare la lentezza burocratica, la mancanza di competenza, l’attuale ristrettezza finanziaria e la carenza di fantasia del pubblico. Riuscendo ad aumentare qualità e profitto.
- Stimolo alla cooperazione e al coordinamento tra enti statali, regionali, provinciali, comunali, per progetti culturali e strategie turistiche.
- Creazione di uno sportello ministeriale attento alle esigenze del cittadino, che possa servire per assistere le imprese, gli artigiani e le associazioni nell’accesso ai fondi statali ed europei, nella partecipazione ai bandi, nell’assistenza per i servizi, nella consulenza per i progetti.